Alain Borne – Poeta al suo tavolo

Alain Borne, Poesta al suo tavolo, edizioni Joker, 2011 

traduzione di Lucetta Frisa

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[..] Per Philippe Jaccottet, Borne soffre di una lacerante dicotomia  tra  la perferzione e la limpida bellezza della poesia e l’imperfezione oscura della vita, sfigurata dall’offesa della morte. La critica è stata unanime a giudicarlo un poeta appartato e saturnino, un solitario fino all’ossessione, eminente rappresentante di una lirica erotica e disperata, sulla scia di Paul Eluard, ma meno fluente della sua e più arroccata a un proprio “trobar clus”, che ripercorre i grandi temi della poesia romantica. Non è inesatto sostenere che persegua una linea celibe della poesia contemporanea, egoriferita e narcisistica, ma che appunto per questo, o grazie a questo, manifesta una sua individuale grandezza, una singolare densità [..]

dalla prefazione di Lucetta Frisa

 

 

***

 

 

 

Andato, omesso, morto

 

Andato, omesso, morto

cosa importa se adesso il vento

separa le foglie

 

se le foglie

non sono più nei tuoi occhi.

 

*

 

O miei complici,

miei cilici

avere dato al sangue

tanti profumi tragici

e adesso perderlo

e non restare in nulla:

 

partire,

andare via,

non essere più:

neppure spettatore

di un balletto di piume.

 

Che mi si lasci almeno

nell’occhio una fessura

anche solo per guardare

i vermi lottare a dissolvermi.

 

*

 

Il tormento più grande

è sapere che un giorno

non avrò più tormento.

 

La macina sopra il grano

la ruota sopra la strada

il corpo sopra la morte.

 

Bisogna finire.

Il vento soffia via le pagine

leggo in anticipo l’ultima riga.

 

Parti, ôté, mort

 

Parti, ôté, mort

Quelle importance alors que le vent

divise les feuilles

 

si les feuilles

ne sont plus dans tes yeux

 

*

 

Ô mes complices,

mes cilices

avoir donné au sang

tant de parfums tragiques

et le perdre à présent

et ne rester dans rien;

 

partir,

s’en aller

n’être plus:

même pas spectateur

d’un ballet de duvets.

 

Que l’on me laisse au moins

une brindille d’œil

même pour contempler

les vers lutter à me dissoudre.

 

*

 

Principal tourment,

savoir qu’un jour

je n’aurai plus aucun tourment.

 

La meule sur le grain,

la roue sur le chemin,

le corps sur la mort.

 

Il faut finir

Le vent souffle les pages

je lis d’avance la dernière ligne.

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Non morire

Non morire. I morsi della terra sono così crudeli che
per le mie ferite ho bisogno delle tue mani.
Trattieniti dal morire. Consérvati per me. Non accettarti
seme lamentoso, cieco, sparso tra i semi sterili.
Accetta la frusta dell’aria e la ruggine devastata,
accetta la mia presenza e di nuovo, dopo, la morte
senza occhi.
Accetta gli anni, la spirale delle stagioni, la vertigine
delle piante che si disperano, riprendono speranza e
finiscono nel fuoco.
Sii pianta, ritorna viva, ed entriamo, insieme, nel fuoco.
Condividiamo il sole, mangiamo la terra, beviamo la
lenta cicuta.

 

 

 

Ne mourez pas

Ne mourez pas. Si cruellement me mordent les
mâchoires de la terre que j’ai besoin de vos mains
pour mes blessures.
Retenez-vous de mourir. Gardez-vous à moi.
N’acceptez pas d’être répandue plaintive graine
aveugle parmi les grains stériles.
Acceptez le fouet de l’air et la rouille dévastée, et ma
présence, et de nouveau plus tard la mort sans yeux.
Acceptez les ans, la spirale des saisons, le vertige des
plantes qui se désespèrent, reprennent espoir et vont au feu.
Soyez plante, reprenez vie, allons au feu ensemble.
Partageons le soleil, mangeons la terre, buvons 1a
lente ciguë.

 

_

 

 

Cantare la paglia


Cantare la paglia

la messe di sangue

il mare offeso

l’invenzione della sabbia.

 

Carne vibrante dell’estate

odore spoglio dei campi

e la notte che trattiene la luna

lievito pallido delle nostre farine.

 

 

 

Chanter la paille


Chanter la paille

la moisson sanglante,

la mer outragée

l’invention du sable.

 

Chair émouvante de l’été,

odeur dévêtue des champs

et la nuit qui garde la lune

pâle levain de nos farines.

 

_

 

Solo l’acqua è nuda


Solo l’acqua è nuda

dorme

nella calura

e il desiderio scende dagli occhi,

e il desiderio

è una scure,

albero calmo,

una scure che ti percorre.

 

E i giunchi possono crescere,

dorme la fonte,

il bell’acero del tuo corpo,

dove in silenzio la linfa respira

una musica da liberare,

la seta bianca della tua luce

ti addormenta le vene del sangue

dove ogni foglia resta da leggere.

 

 

 

 

L’eau seule est nue

 

 

L’eau seule est nue

dans la chaleur,

dormeuse,

et le désir descend des yeux,

et le désir

est une hache,

arbre très calme,

est une hache le long de toi.

 

Et les joncs peuvent croître,

la source dort,

le bel érable de ton corps,

où la sève siffle en silence

une musique à délivrer,

la blanche soie de ta clarté

endort les branches de ton sang

dont chaque feuille reste à lire.

 



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