Joë Bousquet – MYSTIQUE

 

Ce qui caractérisait sa chambre, c’était d’une part l’extrême décence des propos qui s’y tenaient, l’allure parfaitement morale des rencontres qui y avaient lieu; et d’autre part, l’absence complète de retenue sociale que l’ont sentait dans ces consciences extrémement libérées d’hommes et de femmes qui se rencontraient là. B. était heureux comme un automobiliste descendant une descente douce en soutenant sur son moteur une voiture qui n’aurait pas de freins. Il y avait là des êtres qui s’aimaient, qui se l’étaient dit, qui ne s’accordaient cependant aucun témoignage d’amour, peut-être parce qu’ils comprenaient un peu plus qu’ils ne sentaient ou que le rêve les contentât, ou qu’il fit divinement beau dans leur paroles.

Da un lato, la sua camera si distingueva per l’estrema decenza dei discorsi che si facevano, per lo stile compiutamente morale degli incontri che avvenivano lì; e dall’altro, per la totale assenza di ritegno sociale nelle coscienze liberissime di uomini e donne che lì si incontravano. B. era felice come un automobilista che fa una discesa dolce, e salva con il motore una macchina senza freni. Là c’erano esseri che si amavano, e se l’erano detto, ma non si concedevano nessuna testimonianza d’amore, forse perché capivano più di quanto sentissero, oppure il sogno li appagava, oppure era divinamente bello nelle loro parole.

 

Or, de tout ce qu’il y avait en eux de plus singulier, le plus évident était le cynisme. On sentait que si une de ces femmes avait un jour accumulé assez de raisons pour se donner, elle l’aurait fait ouvertement, peut-être d’une façon publique. Mais le fait est que cela n’arrivait pas; et cette retenue était toute le fait de B., qui semblait ne régner sur la vie de ce milieu que pour y différer tout ce qui avait l’apparence d’une solution. Un mari qui se voyait obligé de confier sa femme à ces camarades la voyait revenir rêveuse, hantée, mais intacte. C’était l’extraordinaire calme de l’abîme et du danger, un endroit vertigineux où tout était possible et où rien n’arrivait ; sans doute le lieu spirituel où s’élaborait une nouvelle notion de l’homme, une nouvelle idée de l’amour.

Tra le loro singolarità spiccava il cinismo. Si sentiva che se una di quelle donne avesse accumulato, un giorno, ragioni sufficienti per darsi, l’avrebbe fatto apertamente, forse in modo pubblico. Ma sta di fatto che non accadeva; e questo ritegno era una proprietà di B., come se regnasse sulla vita del suo ambiente per differire qualsiasi apparenza di soluzione. Un marito che si vedeva obbligato a concedere la moglie a quei compagni la vedeva tornare sognante, posseduta, ma intatta. Era la mirabile calma dell’abisso e del pericolo, un posto vertiginoso dove tutto era possibile, e non accadeva niente: davvero il luogo spirituale che elaborava una nuova nozione dell’uomo, una nuova idea dell’amore.

 

Le plus curieux est que, dans le voisinage de cet enclos de fraîcheur, la conscience publique pourrissait. C’est  incroyable de voir de quelle lèpre se couvrait l’âme de ceux qui jetaient un œil sur cette chambre. La conscience noircissait devant des libertés dont elle ne sentait que les possibilités. Autour de cette eau claire, il y avait toutes les infirmités morales qui étaient poussées par un désir de guérison, toutes celles que ce foyer achevait d’épanouir. 

 La cosa più strana è questa: tra i vicini del recinto di freschezza, la coscienza pubblica marciva. Era incredibile tanta lebbra sull’anima di chi adocchiava la camera. La coscienza anneriva davanti alle libertà, che sentiva solo come possibilità. Intorno all’acqua chiara c’erano tutte le infermità morali, le spingeva un desiderio di guarigione, tutte quelle che il nostro focolare faceva fiorire.

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Joë Bousquet  da MYSTIQUE (opera postuma, Gallimard 1973), pp. 58-59
trad. Massimo Sannelli

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Invito alla lettura della COMEDÌA di DANTE / SANNELLI



COMEDÌA

di DANTE


a cura di Massimo Sannelli

Nella Comedìa Dante è il personaggio attivo, ma non il protagonista in senso classico; ed è nello stesso tempo l’autore del poema che lo riguarda come personaggio e non lo esalta in quanto uomo. […]. … è anche il perfetto poeta di un libro che è la Commedia delle Commedie.

Per Mandel’štam la Comedìa è “un grande favo formato secondo una certa necessità dalle api dell’immaginazione”: ancora l’assolutezza compatta, ma non brutale, abitata e intelligente (e la stessa pietra monumentale meraviglia per la sua massa, non per la freddezza).

Dante è l’unico poeta in grado di unirsi, legittimandosi da solo, alla schiera dei Grandi: Omero, Orazio, Ovidio, Lucano, Virgilio (Inf. IV 100-102). Dante arriva come sesto, l’Unico e l’Ultimo prima della Fine: l’unico cristiano tra tutti, l’unico Grande a cui il Paradiso non sarà negato. Anche il mondo è nella sesta età, e sta per cadere.

Non solo: Dante è l’ultimo Scrittore – il sesto, l’unico non latino e vivente – prima di una Fine che dovrà esserci e che “attendemo veracemente”. Dove si crede alla certezza della Fine totale, perché un Dio eterno ristabilirà il suo governo sul mondo, il problema non è il futuro ma l’eternità. E le stelle che chiudono ogni cantica del poema lo ricordano a tutti: vi è l’eterno, e questo eterno non sta in basso, ma in alto.

Il lettore non trova qui un nuovo commento o un commento, ancora meno il a dire il vero. commento. Trova un laboratorio, che spera e dispera [anche in forma di poesia]; e che dissemina idee, più per il futuro che per il presente – a dire il vero.


Dall’introduzione di Massimo Sannelli

http://lessness.splinder.com/post/23088459/dante-sannelli-comedia

ò

http://www.faraeditore.it/nefesh/comedia.html


Canti d’amore nell’Atharvaveda

4.

My beloved

wish for my body

wish for my thigh

my eyes

with your loving hair

burn me

wish for my body

I feel you in my arms

I hug you

you come and live in my heart

in my work

o beloved!

wish for me.

O beloved

you, who have beautiful navel,

you, who have a healthy body

made of cows’ butter

you, bring your mind under my control

follow me

(Atharvaveda, VI 9, 1-3)


*

4.

desidera il mio corpo lo desideri

desidera le cosce le desideri

e i miei occhi con i tuoi occhi, amore

e i tuoi capelli

e bruciami

desidera il mio corpo lo desideri

ti sento tra le braccia

ti stringo a me ti abbraccio

vieni e vivi nel cuore

in me nel mio lavoro:

desidera.

hai l’ombelico bello

e hai un corpo sano

e questo e solo burro

cosi metterai l’anima

tra le mie mani – e seguimi

**

6.

As the string is removed from the bow

I am removing your anger

we must carry on our friendship

and be able to work together.

Being friends we work together

I remove your anger

keep it under the heavy rock

stand on the rock, so that you can come

under my control

and follow my mind.

(Atharvaveda, VI 42, 1-3)

*

6.

come si toglie una corda dell’arco

io tolgo la tua ira

l’amicizia continua

e lavoriamo insieme, come amici

io tolgo la tua ira

la schiacci con la pietra

su questa pietra siediti

e segui la mia anima!

**

12.

O lover!

I am dipping you in my love

from head to bottom

O deities!

Please drive passion towards him

so he thinks of me

nothing else

O deity Anumati!

he should think of me

O deity Akūti

make him in my favor

O deities

please drive passion towards him

so he thinks of me

nothing else

either you are going three miles away

or five miles away

even if

you are running away on a horse

you will come back to me

and be a father of my sons

O lover!

I am dipping you in my love

(Atharvaveda, VI 131, 1-3)

*

12.

ti getto nel mio amore, amore

da capo a piedi, amore

ti getto nel mio amore, amore

da capo a piedi, amore

portate la passione su di lui

o dei

e pensi solo a me

Anumati, lui deve

pensare solo a me

Akūti dallo a me

a tre miglia da qui

o cinque miglia

il cavallo ti porta

tu tornerai per essere

il padre dei miei figli

ti getto nel mio amore, amore

da capo a piedi, amore

*

14.

Let our eyes see beauty.

You should keep me in your heart

I shall keep yours in mine

and each will be in sync with the other

let our faces shine

you should keep me in your heart

I shall keep yours in mine

and each will be in sync with the other.

(Atharvaveda, VII 36, 1)

*

14.

i nostri occhi vedano

la bellezza! dovrai

avermi nel tuo cuore

e io faro lo stesso,

un tempo ed un pensiero.

e luce al viso! devi

avermi nel tuo cuore

e io faro lo stesso

un tempo ed un pensiero

*

20.

I am he

and you she

I, Sam, song, and

you ṛg, verse,

I, heaven and

you are earth

we two together live in

become parents of children

for the sake of society.

(Atharvaveda, XIV 2, 71)

*

20.

io sono Lui e tu sei Lei

io il canto e tu il verso

io il cielo tu la terra

e poi vivremo insieme

e avremo figli nostri,

per il bene di tutti

Canti d’amore nell’ Atharvaveda
Quaderni di Cantarena,  Genova 2009


traduzione dal sanscrito all’ inglese  Rati Saxena
traduzione italiana  Massimo Sannelli

Short biography of  Rati Saxena

Dr. Rati Saxena specialized in the study of the Vedas, especially Atharva Veda, and secured a Ph.D. Degree in Sanskrit from the University of Rajasthan, Jaipur. She has published three collections of her own poems in Hindi. One in Malayalam, one in English and a critical work in Hindi on the renowned Malayalam poet Balamani Amma (Sahitya Akedemy). Her recent work is research on Atharvaveda –“The seeds of mind” a fresh approach to study of Atharvaveda under the fellowship of Indira Gandhi National Center for Arts. She has translated about ten Malayalam works, both prose and poetry, into Hindi and has participated in several national seminars and published articles in a number of journals. She got Kendriya Sahitya Akedemy award for translation in year-2000 AD.

Bibliothé Incontri
a cura di Francesca Pietracci


Incontro con la poesia hindi


Rati Saxena

Satyapal Sehgal


Presiede
Filippo Bettini

presentano
Roberto Piperno e Massimo Sannelli

letture di
Rita R. Florit e Giulia Perroni


lunedì 25 maggio 2009 – ore 18:30


Bibliothé Contemporary Art
via Celsa, 5 (piazza del Gesù) – Roma – 06.6781427

Prometeo

di Massimo Sannelli


(l’apice non è questo:

vi è un dio molto forte,

e lo si lascia solo

qui – contro la sua voglia.

dico: l’apice è questo

fiume della giustizia

in me – come io voglio.

l’amico invoca amici

buoni. io prego per questo).

*

[come Ermes]

parola di Ermes: prima il padre Zeus

affonderà tra pietre rovinate

il tuo corpo; e non sarai più visto.

vedrai la luce ancora. parla Ermes

per Zeus: il padre Zeus vorrà che il cane

sacro, alato, l’aquila

ti apra il corpo e venga a divorare

la tua mente: ogni giorno. ed Ermes

parla per Zeus: la bocca

di un dio è vera. bocca di Zeus – Ermes –

parla. qui Ermes parla: guarda, guarda

intorno a te. chi vedi? e il tuo orgoglio

non si può limitare? e quanto vale?

[come Prometeo]

Prometeo dice ad Ermes: Zeus, un giorno,

sarà umiliato dalle nuove nozze,

che farà. io solo vedo il suo futuro.

oggi è in pace. che sia tranquillo ora

non conta. un giorno cadrà anche Zeus.

Zeus avrà un figlio forte ed invincibile –

e questo figlio può umiliare il fulmine

del cielo. ora il signore Zeus impara

che uno regna e l’altro è servo, e i due

non sono uguali. e adesso dici io parlo

da pazzo, io urlo come uno che odia

e spera teme odia ancora. ma

quello che dico avviene. è un fatto vero:

così è vero che io – anch’io – lo voglio.

Zeus è tranquillo, Zeus è in pace. tra

poco, Zeus non sarà più un capo: un dio

toglie e dà, un giovane può uccidere

e cadere. è annientato. e io lo voglio.

*

dico che è troppo facile

amare da lontano.

io li amavo. li amavo

tutti da vicino. e tu? anche tu

mi ami? e dici sàlvati.

per mia volontà libera io mi sono

esposto a questa fine. per mia colpa.

per la mia volontà e la mia colpa,

è vero. io non credevo mai             che questa

ora venisse. perché?                     non sapevo?

allontanavo sempre questo tempo.

*

se un uomo – un dio no – alla finestra

vede dall’altra parte           c’è       una donna,

alla finestra.          stende i panni, è sola,

piegati i seni verso i fili e non

sa che è guardata.             è un giorno dell’estate

più calda. è agosto. è quasi nuda. quello

che vede i dieci istanti della scena

sa                         che la scena dura poco, ma

guarda e guarda. va bene. e dopo?                        un solo

minuto toglie tutto: non toccare,

solo vedere, e non vedere più,

mai.          diciamo che l’onda piange quando

si spezza a riva e le sorgenti d’acqua

ti chiedono la stessa pietà: io credo.

molti uomini  nuovi

nascono; ed altri dopo. e questo è bene.

ho fatto cose buone.          ho suscitato

arte e pietà,           e medicina e genio

tra i piccoli: i fratelli certo sono

molto diversi da me.                      io lo so bene.

ho fatto tutto e sùbito.        rallègrati!

rallègrati! sii forte!

*

un dio divide.         un uomo non può osare

unire ancora quello che un dio scioglie.

il dio separa e l’uomo non può unire

quello che un dio divide:     e un altro Dio

si muove   per amore:

soltanto la pietà

lo inchioda fisso ad una sedia,        ad una

sede;         e morto, è.        la mancanza di stile

è quando ama; e troppo rumore, credo.

le sorelle che guardano oggi hanno

rispetto della forza;

che io sono.           e anche fratelli

hanno questa pietà.

«il principio delle opere è la mente»

se c’è. il suo fine è non avere limiti.

le sorelle e i fratelli

guardano queste cose?

*

un giorno avrete visto

che un uomo         esce dall’acqua

vivo.         è il nuovo spettacolo

io vedo.     quello è un vivo,

dentro l’acqua;      e fuori

osserva i panni andati,

ma sono asciutti – è morto

allora è morto, è vivo

anche lui. anche lui

è morto.    perché è andato?

e no, c’è ancora    è ancora

vivo. che cosa c’entra?

[fervore, ansimando, esagerato]

che cosa c’entra? allegro!

la mia pace è con te!

[moderandosi]

una sirena in una

parte di mare grida

è lui          è lui      èeh

è lui, è lui              e ritorna

l’uomo. figlio dell’uomo,

non vuoi restare in vita?

figlio della smarrita!

e tu, senza il tuo simile.

*


Questo nuovo Prometeo, in metrica tradizionale, si basa sulla tragedia di Eschilo, ma accentua la debolezza di chi è isolato. In pratica, qui parla la figura precristiana degli ultimi Cahiers di Simone Weil. Oggi le donne del Coro, Efesto, Ermes non ci sono più: quindi esistono come ombre – incoraggianti o brutali – del solo Prometeo. In questo caso, il «monologo» tiene fede alla natura del suo nome: parla uno, parla soltanto, e parla da solo. Parla nell’ossessione del soffrire «per mano degli dèi»: «anche se sono un dio». Dunque non tutti gli dèi sono uguali, e non tutti gli dèi sono giusti, di fronte a chi ha «dato tutto». Prometeo ricorda l’umanità, come se fosse anche un uomo, orgoglioso e autodistruttivo. Nessuno può dire se questo Prometeo sia un malato, un uomo, un dio vero. Avvicinandosi alla fine, il monologo si sfalda, nei suoni e nella sintassi, come se il Silenzio fosse un altro personaggio.