G.Benn – Bilancio delle prospettive

L’evo antico era l’albero subtropicale, l’evo moderno era il prato, la natura irrigata. Ancora duecento anni fa il senso della natura si manifestava nelle strofe alla luna, oggi la natura ha qualcosa di innaturale e vento e meteorologia hanno effetti esagerati. Il posto dell’uomo di oggi è in un appartamento ai piani alti, e il riscaldamento a nafta occupa i suoi pensieri più di qualsiasi senso della sfinge. Comincia una nuova storia, la storia del futuro sarà la storia della campagna mendelizzata e della natura sintetica.

Nichilismo, una realtà interiore, da Pietra verso flauto, Adelphi 1990

G.Benn – Erst wenn

Nicht die Olivenlandschaft,
nicht das Tyrrhenische Meer
sind die große Bekanntschaft:
die weißen Städte sind leer,
die Dinge lagern in stummen
Gewölben aus Substanz,
und keine Schatten vermummen
der regunglosen Glanz.

Leer steht die Weinzisterne,
in Strahlen fassungslos
bietet sie nichts an Ferne
und an Zerstörungsstoß
und hilft nichtauszubreiten,
was im Gehirne schlief:
sie bietet Südlichkeiten,
doch nicht das Südmotiv.

Ein Hof polarer Reste,
Eiszeiten, Schollenwand
selbst um die Villa d’Este
und ihren Ginsterbrand:
erst wenn die Schöpfungswunde,
sich still eröffnet hat,
steigt die Verströmungsstunde
von Saum der weißen Stadt.

*

Solo quando

Non il paesaggio d’ulivi,
non il tirrenico mare
sono l’evento grande dell’incontro:
le bianche città sono vuote,
le cose giacciono in mute
catacombe di sostanza,
e non v’è ombra che mascheri
lo stagnante splendore.

Vuota sta la cisterna del vino,
sfavilla e non sa contenere,
nulla offre che sia lontananza
che sia empito di distruzione
e ad espandersi non aiuta
ciò che dentro il cervello dormiva:
offre un’aria meridionale,
non già il motivo del sud.

Una corte di resti polari,
età glaciali, muraglia di lastre
persino tutto in giro a Villa d’Este
e al suo avvampar di ginestre:
solo quando la piaga del creare
si è nel silenzio dischiusa
scende l’ora del dilagare
dall’orlo della bianca città.

da  Morgue, Einaudi, 1971 trad.Ferruccio Masini

Celati

Verhülle- dich


Verhülle- dich mit Masken und mit Schminken,
auch blinze wie gestörten Augenlicht,
laß  nie erblicken , wie die Sein, dein Sinken

sich abhebt von dem Rund des Angesichts.

Im letzen Licht, vorbei an trüben Gärten,
Der Himmel ein Geröll aus Brnd und Nacht –

verhülle- dich, die Tränen und die Härten,
Das Fleisch darf man nicht sehn, das dies vollbracht.


Die Spaltungen, den Riß, die Übergänge,
den Kern, wo die Zerstörung dir geschieht,
verhülle, du, als ob die Ferngesänge
aus einer Gondel gehn, die jeder sieth.

Gottfried Benn, Frammenti e distillazioni, Einaudi 2004

*


Celati



Cela te stesso con maschere  e con trucchi,
stringi gli occhi come chi vede male,
che dal tuo volto mai si distingua
dove sono il tuo essere, il tuo crollo.

Ultime luci, lungo bui giardini,
il cielo un rovinio di notti e incendi –
celati: dove lacrimi o resisti,
la carne ove ciò si compie non si veda.

Le scissioni, la crepa ed i passaggi,
il nocciolo dentro cui vieni annientato
celali, come se i tuoi canti di lontano
venissero da una gondola vicina.


Traduzione  A. M. Carpi